Mobbing:

 

Il MOBBING (che nella traduzione letterale può significare assalire, accerchiare, avvilire, rattristare) è una forma di terrore psicologico che viene esercitato sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte dei colleghi o dei datori di lavoro.
Le forme che esso può assumere sono molteplici: dalla semplice emarginazione alla diffusione di maldicenze, dalle continue critiche alla sistematica persecuzione, dall'assegnazione di compiti dequalificanti alla compromissione dell'immagine sociale nei confronti di clienti e superiori.
Nei casi più gravi si può arrivare anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali.
Lo scopo del Mobbing è quello di eliminare una persona che è, o è divenuta, in qualche modo "scomoda", distruggendola psicologicamente e socialmente in modo da provocarne il licenziamento o da indurla alle dimissioni.
Le ricerche hanno infatti dimostrato che le cause del terrore psicologico sul posto di lavoro vanno ben oltre i fattori caratteriali: si fa Mobbing su una persona perché ci si sente surclassati ingiustamente o per gelosia, ma anche per costringerla a licenziarsi senza che si crei un caso sindacale.
Esistono vere e proprie strategie aziendali messe in atto a questo scopo. Ma spesso anche i colleghi di lavoro - non necessariamente maschi nei confronti di femmine - utilizzano questa forma di persecuzione per far carriera o eliminare qualche pericoloso concorrente. Dal punto di vista psicologico, sono individui dotati di scarsa affettività, freddi e razionali, a volte perfino cinici. Tendono a vivere la competizione lavorativa con sadismo. Non scelgono mai le loro vittime a caso, ma prendono di mira proprio quei colleghi che intuiscono più vulnerabili. Chi è invece bersaglio del mobbing, al contrario, spesso ha una scarsa autostima, vive con ansia i conflitti, non ama apparire o essere messo al centro dell'attenzione, all'aut aut preferisce la trattativa. Il mobbing accentua in queste persone una naturale tendenza alla propria disistima. Succede qualcosa di simile anche nel caso della molestia sessuale: invece di esprimere una immediata repulsione nei confronti dell'aggressore, la donna si autocolpevolizza per avere, seppure involontariamente, incoraggiato le pesanti avance sessuali.
Chi approfitta del proprio ruolo di potere per liberarsi o punire collaboratori scomodi o non disponibili conta sulla solitudine della sua vittima, spera nella cancellazione dei legami affettivi e di complicità tra dipendenti o colleghi.
Il Mobbing ha conseguenze di portata enorme: causa problemi psicologici alla vittima, che accusa disturbi psicosomatici e depressione, ma anche danneggia sensibilmente l'azienda stessa, che nota un calo significativo della produttività nei reparti in cui qualcuno è mobbizzato dai colleghi. L'esperienza insegna, infatti, che quando i rapporti umani tra le persone vengono gravemente compromessi anche la produttività aziendale diminuisce drasticamente. Un'azione di prevenzione dunque è possibile. Occorre incoraggiare un clima di rispetto della persona e di cooperazione.
Le ricerche condotte all'estero hanno dimostrato che il mobbing può portare fino all'invalidità psicologica, e che quindi si può parlare anche di malattie professionali o di infortuni sul lavoro.
In Svezia un'indagine statistica ha dimostrato che tra il 10 e il 20% del totale dei suicidi in un anno hanno avuto come causa scatenante fenomeni di Mobbing.
In Svezia ed in Germania centinaia di migliaia di vittime di Mobbing sono finite in pre-pensionamento o addirittura in clinica psichiatrica.
In casi di questo tipo, i costi non hanno investito solo l'azienda datrice di lavoro - che ha dovuto pagare i periodi di malattie delle vittime - ma anche la Società stessa: un lavoratore costretto alla pensione a soli 40 anni costa alla società ben 1 miliardo e 200 milioni di lire in più di uno pensionato all'età prevista.
Il problema che, secondo un'indagine compiuta nei paesi dell'Unione europea, sta interessando oltre 12 milioni di lavoratori vittime di questa forma di stress e che coinvolge anche le aziende, in quanto vengono a subire una minore resa produttiva, è stato affrontato, ad esempio, in modo molto serio e determinato dall'Ente nazionale per la Salute e la Sicurezza svedese che ha emanato delle disposizioni "antimobbing", entrate in vigore sin dal 31 marzo 1994 e che "vanno applicate in tutte quelle realtà nelle quali i lavoratori possono essere oggetto di persecuzione durante il lavoro". Nella Premessa ad una Guida alle sei Sezioni che costituiscono le raccomandazioni in ordine all'applicazione delle disposizioni relative alle misure da adottare contro ogni forma di persecuzione sul lavoro - disposizioni delle quali riteniamo riportarne alcuni passaggi fondamentali - viene sottolineato che a monte di queste forme di persecuzione "possono esserci carenze relative all'organizzazione del lavoro, del sistema informativo interno, una gestione inadeguata del modo di lavorare, un carico di lavoro eccessivo o, al contrario, insufficiente, il tipo di prestazione lavorativa richiesta, carenze nella politica del personale scelta dal datore di lavoro o, ancora, il tipo di atteggiamento tenuto dal datore di lavoro nei confronti dei propri dipendenti e le sue eventuali reazioni. Le cause dei problemi vanno ricercate nelle condizioni di lavoro reali, soprattutto nel caso in cui più persone, singolarmente, sono state oggetto per un lungo periodo di vari tipi di persecuzione psicologica.....". La Guida elaborata dall'Ente nazionale svedese, come si è detto affronta le tematiche delle sei Sezioni che sono così suddivise:

Sezione 1: definizioni. Le forme di persecuzione esercitate sul lavoratore, possono essere determinate da vari comportamenti "quali la pressione psicologica, la crudeltà mentale, l’isolamento sociale e le molestie, tra cui quelle sessuali", problemi che riguardano, con sempre maggiore frequenza, la vita lavorativa e complessivamente rientrano nel termine di violenza o persecuzione. "Si tratta di problemi molto seri con effetti gravi e dannosi sia sui singoli lavoratori sia sul gruppo di lavoro se non vengono valutati e gestiti in tempo. Questi effetti possono tradursi in stati patologici, mentali e fisici, che a volte possono diventare cronici, e sfociare addirittura in un rifiuto della vita lavorativa e della collettività che opera nell'ambiente di lavoro". Tra le forme più ricorrenti di persecuzione psicologica, vengono indicate come esempio: calunniare o diffamare un lavoratore, oppure la sua famiglia; negare deliberatamente informazioni relative al lavoro oppure fornire informazioni non corrette a riguardo; sabotare o impedire in maniera deliberata l'esecuzione del lavoro; escludere in modo offensivo il lavoratore, oppure boicottarlo o disprezzarlo; esercitare minacce, intimorire o avvilire la persona, come nel caso di molestie sessuali; insultare, fare critiche esagerate o assumere atteggiamenti o reazioni ostili in modo deliberato; controllare l'operato del lavoratore senza che lo sappia e con l'intento di danneggiarlo; applicare sanzioni penali amministrative ad un singolo lavoratore senza motivo apparente, senza dare spiegazioni, senza tentare di risolvere insieme a lui/lei i problemi". Sezione 2: misure di ordine generale per prevenire qualsiasi forma di persecuzione psicologica. Vengono riportati alcuni esempi di misure di ordine generale che il datore di lavoro può adottare per prevenire le forme di persecuzione nei luoghi di lavoro, come: "elaborare una politica ad hoc per l'ambiente di lavoro che, tra l'altro, illustri le intenzioni, gli obiettivi e l'atteggiamento di ordine generale nei confronti dei propri dipendenti; elaborare delle procedure che garantiscano condizioni psicologiche e sociali nei luoghi di lavoro le migliori possibili, anche per quanto concerne la situazione lavorativa e l'organizzazione del lavoro; adottare misure per impedire che si manifestino reazioni negative sul lavoro, ad esempio elaborando delle regole che incoraggino un clima di rispetto e di amicizia nel luogo di lavoro. Sono soprattutto il datore di lavoro e i suoi rappresentanti che per primi devono dare il buon esempio in tal senso. I quadri e i dirigenti devono ricevere una formazione tale da consentire loro di gestire le materie che rientrano nelle leggi di diritto del lavoro, gli effetti delle varie condizioni di lavoro sulle persone, i rischi di conflitto all'interno dei gruppi di lavoratori, in modo che siano in grado di rispondere con prontezza con un sostegno qualificato a quei lavoratori che si trovassero in situazioni di stress e di crisi". Nella Sezione 3 vengono sottolineati alcuni principi importanti "che devono essere alla base della vita lavorativa di ogni individuo, e tra questi: il rifiuto di qualsiasi atteggiamento o comportamento offensivi, a prescindere da chi sia coinvolto o da chi ne sia il bersaglio. Riveste un'importanza particolare il fatto che il datore di lavoro adotti misure efficaci per evitare che qualunque lavoratore sia oggetto di forme di persecuzione da parte di altri lavoratori". La Sezione 4 indica "Misure e procedure particolari" per prevenire problemi di organizzazione del lavoro o di discriminazione. "Nessuno dovrebbe fare in modo di celare eventuali forme di persecuzione, neppure in presenza di un rischio di conflitto di lealtà. Tutti i problemi che si presentassero in un luogo di lavoro devono essere affrontati rapidamente e in maniera pertinente e rispettosa. Le soluzioni vanno trovate attraverso il dialogo e misure atte al miglioramento delle condizioni di lavoro degli interessati. Se viene avanzata qualche critica nei confronti di un dipendente, quest'ultimo ne deve essere informato in modo che abbia l'opportunità di replicare..... Nei casi in cui risulti ovvio che un lavoratore ha veramente provocato il risentimento di altri, il datore di lavoro dovrebbe far presente al lavoratore in questione che è suo dovere contribuire a creare un ambiente di lavoro sereno e un clima vivibile..". Proseguendo, le disposizioni contenute nella Sezione 4 fanno presente che "nella politica di prevenzione relativa all'ambiente di lavoro il datore di lavoro deve predisporre un piano di intervento per quanto concerne gli aspetti psicologici, sociali e organizzativi dell'ambiente di lavoro che sono altrettanto importanti dei fattori di ordine fisico o tecnico". Gli aspetti relativi ai rapporti umani nell'ambiente di lavoro, sono trattati nella Sezione 5 dove, fra l'altro, si legge che gli "eventuali attriti non siano dovuti ad un'unica persona. Di regola le cause vanno esaminate in base al modo in cui è organizzato il lavoro e non lasciare alla responsabilità di un solo individuo. Possono fornire un importante contributo in tal senso ed essere d'aiuto stesso tempo, però, è importante che ogni lavoratore sia consapevole della propria capacità di contribuire ad instaurare un buon clima di lavoro, del fatto che questo rientri nei suoi doveri. Le soluzioni ai problemi vanno ricercate in primo luogo attraverso l'elaborazione di metodi di lavoro, l'assegnazione del lavoro, la comunicazione, ecc. Per il raggiungimento di questo scopo si può procedere ad un'analisi della maniera in cui lavoro è organizzato ad esempio per quanto riguarda i doveri, i requisiti e l'autorità, e quindi, su questa base, avviare una discussione e programmare di conseguenza. I servizi di medicina del lavoro possono fornire un importante contributo in tal senso ed essere di aiuto durante il processo di ricerca delle soluzioni...". Viene fatta rilevare l'importanza che assume, di fronte ad una forma evidente di persecuzione, l'intervento immediato del datore di lavoro nell'affrontare quegli abusi che hanno originato la persecuzione stessa. Infine, la Sezione 6 che ha per titolo "Un supporto per l'individuo e il gruppo di lavoro", affronta il problema di come un lavoratore assentatosi dal lavoro per malattia a causa degli effetti sulla sua salute di qualche forma di persecuzione psicologica debba essere aiutato a ritornare al suo posto di lavoro al più presto possibile. "La normalità della vita di ogni giorno - vi si legge - e un sostegno psicologico e personale sono sostegni fondamentali per neutralizzare le gravi conseguenze di esperienze così traumatiche. Un rapido inserimento dipende in gran parte dal fatto di mantenere dei contatti positivi con la persona, sia egli in malattia o meno, e dall'opportunità che la persona ha di parlare privatamente sia con i compagni di lavoro sia con il datore di lavoro in merito a quanto è accaduto". Abbiamo ritenuto utile affrontare questo argomento perchè, a causa della sua particolarità, molte volte viene sottovalutato dagli stessi lavoratori, rispetto ad altre problematiche attinenti le malattie professionali. Riteniamo, invece, che il problema esista in molti luoghi di lavoro e che quindi debba essere affrontato nell'ambito della tutela non solo della dignità, ma della salute complessiva dei singoli lavoratori.

Per ulteriori informazioni in merito a sentenze sull'argomento consultare il sito:

http://www.salentolavoro.it/detcomm.asp?ID=4  

 

 

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